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Palazzo Baronale

Ultima modifica 1 aprile 2021

La storia del Palazzo Baronale si intreccia con quella della Baronia di Ossi. Costruito presumibilmente nella prima metà del 1600palazzo baronale è l’edificio antico di maggior pregio presente ad Ossi. Con molta probabilità proprietaria del palazzo fu originariamente la famiglia Guyò, titolare della Baronia di Ossi, quindi, dopo la morte senza eredi di Don Giovanni Guyò nel 1690, la famiglia Manca – Amat di Sassari. Del 1749 è lo stemma in pietra sovrastante l’ingresso principale così descritto araldicamente: “D'argento al pero fruttato, nudrito sulla pianura erbosa e sostenuto da due leoni affrontati, il tutto al naturale”, il quale reca la scritta: “Esta obra hizo/el n.d. Miguel Piras A. 1749” che si riferisce alla famiglia nobiliare Piras di Ossi, che nell’elenco nobiliare sardo del 1902 risultava divisa in due rami: uno con dimore in Sassari e Florinas, l’altro in Bonnannaro e Padria. Piras Michele ebbe i titoli di Cavaliere (m), Nobile (mf), Don (mf) da Antonio Giuseppe con Concessione del 31 agosto 1748 di Carlo Emanuele III Re di Sardegna.
Dalla famiglia Piras, verso la fine dell’800, il Palazzo Baronale passò alla Parrocchia di Ossi, quindi dalla fine degli anni ’60 cadde in uno stato di grave abbandono che lo rese inagibile. Scongiurato il rischio di una sua demolizione vennero rifatte le coperture dal Genio Civile cui seguirono i primi interventi di restauro. Il 18 dicembre del 1993 con decreto del Ministro dei Beni Culturali esso fu dichiarato, ai sensi delle legge 1 giugno 1939 n°1089, “di particolare interesse storico-artistico”. Nel 1997 è stato acquistato dal Comune di Ossi che ne ha completato il restauro trasferendovi la sede del Consiglio Comunale come scelta simbolica di insediare le istituzioni democratiche in un luogo che fu sede dell’arbitrio e della “tirannia” del potere feudale. Il 16 aprile del 2007 il Consiglio Comunale ha istituito il Museo Etnografico Comunale una scelta che giunge a coronamento di un lungo percorso di restituzione al popolo della sua sovranità e nell’intento di custodire la cultura, le tradizioni e la civiltà contadina prima che andassero definitivamente disperse.


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